Le leggende metropolitane sui capelli

Quando si tratta di salute e bellezza, se ne sentono un po’ di tutti i colori… oggi ad esempio vorrei sfatare i miti più comuni che circolano sulla salute dei capelli.

Tagliare i capelli li rende più forti.

La porzione che emerge dalla cute, chiamata asta o fusto del capello, è in realtà la parte morta dello stesso, perché costituita da cellule senza nucleo. La porzione vitale è invece situata nel derma e non è in alcun modo influenzata dal taglio del fusto.

Se chi ha i capelli grassi o pieni di forfora li lava tutti i giorni peggiora il problema.

Nulla di più sbagliato, perché l’eccesso di sebo tende a “soffocare” il follicolo pilifero sottraendogli vitalità; non a caso seborrea e forfora grassa sono spesso associate a calvizie. In questi casi è necessario intervenire con prodotti adeguati.

Per evitare di perderli, i capelli devono essere lavati al massimo tre volte alla settimana.

Falso; se fosse vero dovrebbero cadere anche i peli della barba o del resto del corpo. Ciò, tuttavia, non deve in alcun modo sminuire la fondamentale importanza di utilizzare prodotti adeguati, specie in presenza di capelli secchi e sfibrati (in tal caso si sconsigliano lavaggi troppo frequenti).

Esistono farmaci o trattamenti cosmetici in grado di far ricrescere i capelli caduti.

Falso; una volta caduto il capello, se il bulbo è morto, non può più ricrescere. Farmaci come la finasteride o il minoxidil, insieme all’ampio corredo di cosmetici ed integratori vari, possono risultare invece efficaci in presenza di follicoli che, seppur sofferenti, presentano ancora un certo grado di vitalità. I capelli si curano inoltre con l’attenzione a stili di vita corretti (alimentazione, poco sole, riduzione del fumo, igiene accurata e controllo dello stress).

I pidocchi attecchiscono più facilmente in capelli sporchi ed arruffati.

Falso, poiché entrambi i fattori ostacolano l’adesione del parassita al fusto del pelo.

Balsami e prodotti solari prevengono la caduta dei capelli, mentre il gel li fa cadere.

Il fusto è una parte morta, che può naturalmente sfibrarsi e peggiorare il proprio aspetto in seguito a trattamenti non adeguati, agenti ambientali o per il calore di asciugacapelli e piastre che può rovinare i legami proteici alla base della struttura del capello. Cosmetici vari, come i balsami, migliorano l’aspetto del fusto dei capelli, lo proteggono dagli agenti atmosferici e dall’usura del tempo, ma non svolgono alcuna azione difensiva nei confronti del follicolo pilifero. Per lo stesso motivo gel, tinture, permanenti e simili non influiscono nel fenomeno fisiologico e periodico della caduta, a meno che non causino allergie (un uso eccessivo di gel potrebbe aggravare stati seborroici o irritativi per il suo effetto occlusivo sul follicolo).

Il cappello o il casco per la motocicletta fanno cadere i capelli.

Anche in questo caso non vi è nulla di scientifico. D’estate i copricapi proteggono il cuoio capelluto dal sole, prevenendo le scottature che favoriscono la caduta dei capelli.

La stagione dei capelli che cadono…

I capelli nascono, crescono, cadono e si rinnovano continuamente.

Un capello cresce in media un centimetro al mese, e vive in media circa tre anni e mezzo; in questo lasso di tempo, passa tre anni nella fase di nascita, crescita e allungamento (l’85% della chioma), poi si blocca (2%) e dopo tre mesi cade (13%). Una chioma sana è composta da 150-200.000 capelli, di cui circa 30-100 al giorno sono interessati dalla normale e fisiologica caduta. Se i follicoli sono sani, comincerà così il ciclo vitale dei nuovi capelli.

Quando i capelli di una chioma femminile o maschile sono per l’80-90% in fase di nascita e crescita e il restante in fase di blocco e di caduta, come di norma avviene, non si manifestano diradamenti evidenti, e tutto sembra immobile e sempre uguale nonostante ci sia un ricambio continuo. Per fortuna, infatti, non tutti i capelli vivono la stessa fase vitale: se così non fosse crescerebbero e cadrebbero tutti nello stesso periodo; solo se la percentuale in fase di blocco di crescita e di caduta supera il 15%, compaiono diradamenti e calvizie visibili.

A Settembre, così come in primavera, è un classico che qualche capello di più inizi a cadere: rimangono sul cuscino, nel pettine, il lavaggio diventa un dramma, si trovano ciocche ovunque e  iniziano le preoccupazioni.

Nella maggior parte dei casi possiamo rassicurarvi: la caduta autunnale non è altro che un rinnovo e ciascun capello perso verrà presto sostituito da uno appena nato.

Se il problema vi mette a disagio, potete però stimolare la ricrescita, massaggiando il cuoio capelluto, favorendo la circolazione generale con la respirazione addominale (yoga) e applicando lozioni cosmetiche. Nel caso della caduta femminile vanno valutati attentamente soprattutto tre fattori: l’equilibrio ormonale (le mestruazioni sono regolari?), l’alimentazione (mi sono sottoposta a diete drastiche?), lo stress.

Ad ogni modo, è sempre consigliabile assumere integratori specifici che contengano soprattutto vitamine del gruppo B, ferro, zinco, rame e amminoacidi, indispensabili per dare impulso alla ricrescita.

Se la causa scatenante fosse psicologica (stress, ansia, o depressione), il consiglio è di intervenire a monte: massaggi, training autogeno, agopuntura, shiatsu, yoga e meditazione possono essere aiuti estremamente efficaci. Nel caso invece di squilibri ormonali, o iniziale carenza di estrogeni, occorre riequilibrare tali parametri ed è necessario il parere del medico.

La prevenzione ovviamente riveste un ruolo essenziale contro la caduta dei capelli. È importante evitare diete drastiche e mangiare sano, proteggere i capelli dal sole e dalle lampade abbronzanti, non fumare ed evitare anche il fumo passivo. Lavarli spesso (almeno 3 volte alla settimana, ma anche di più se sono grassi), non ne accentuerà la caduta, anzi ripulirà il cuoio capelluto dai residui occlusivi dei follicoli piliferi. Quando possibile, utilizzate trattamenti ristrutturanti specifici che fortificano il capello, riequilibrando la cute senza appesantirla.

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E la vostra chioma tornerà, in pochi mesi, ad essere sana e folta.

Ma il gelato fa ingrassare?

Oggi vorrei di nuovo uscire un po’ dal seminato e non occuparmi di cosmesi in senso stretto, perché in fondo che un corpo più sano sia anche più bello è una sacrosanta verità e le abitudini alimentari sono spesso alla base del nostro benessere.

Parliamo dell’alimento dell’estate per eccellenza quindi: il gelato.

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Il gelato non è un semplice snack, ma un vero e proprio alimento, sano, nutriente e facile da digerire, se consumato con le modalità giuste. Contiene latte fresco, zucchero e uova, a cui vengono aggiunti aromi e ingredienti specifici (cioccolato, caffè, amarena ecc.), e proprio questi sono responsabili della grande variabilità nutrizionale che differenzia i vari tipi di gelato. Alcuni di questi (sorbetto e gelati alla frutta in genere) hanno un ridotto contenuto calorico (circa 160 Kcal), altri, come quelli a base di panna, cacao e nocciole, arrivano invece a contenere più di 300 Kcal per 100 grammi.
Essendo il latte uno dei suoi ingredienti principali, è abbastanza ricco di calcio, fosforo, vitamina A e alcune Vitamine del gruppo B (B1 e B2), ma dato che i gelati industriali utilizzano prevalentemente latte scremato, il contenuto vitaminico decade leggermente (soprattutto quello di vitamina A).
Il gelato più grasso è quello che contiene più panna, mentre la frutta secca aumenta il contenuto e la qualità lipidica dell’alimento: i grassi provenienti da questi ingredienti sono infatti di buona qualità (acidi grassi mono e polinsaturi, i cosiddetti grassi buoni che, se assunti con moderazione in sostituzione ai lipidi di origine animale, aiutano a tenere sotto controllo il colesterolo).
Ecco perché occorre considerare momenti e quantità quando si mangia un gelato, così come gusti e tipologie: per esempio, non andrebbe mangiato dopo un pasto, ma piuttosto a merenda, soprattutto se si tratta di creme; tuttavia, un gelato alla frutta o un ghiacciolo possono fare da dessert ad una cena leggera, un sorbetto a una più abbondante. Se invece vogliamo qualcosa di più sostanzioso, ad esempio per lo spuntino pomeridiano, dobbiamo tenere presente che è meglio non superare mai le 250 Kcal (un cono di dimensioni normali alla stracciatella contiene circa 230 Kcal). In estate lo si può addirittura scegliere in sostituzione della colazione una o due volte la settimana, con della frutta (2 palline, una pesca sciroppata e 2 biscotti equivalgono a 230 kcal ovvero il 20% del fabbisogno energetico), oppure optare per una coppa di gelato alle creme a pranzo di tanto in tanto, meglio se accompagnato da frutta fresca.
Ma veniamo alla domanda cruciale: gelato artigianale o confezionato?
Verrebbe naturale pensare che quello artigianale sia più sicuro, ma l’Istituto Nazionale del Gelato rassicura su entrambe le tipologie, garantendo che non vi vengano aggiunti conservanti, che gli additivi siano naturali così come i coloranti, e che non vi sia traccia dei famigerati grassi idrogenati. In entrambi i casi, artigianale o industriale, se consumato con moderazione si tratta quindi di un alimento sano: in generale è meglio concedersi un bel cono che pasticciare con patatine fritte e cibi da fast food!

Tornare in forma dopo il parto

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Sono molte le donne preoccupate che la gravidanza possa compromettere irreparabilmente la loro forma fisica… possiamo tranquillizzarle fin da subito. Una bilanciata attività fisica prima del parto non solo è in grado di rendere l’evento meno traumatico, ma migliora notevolmente anche le capacità di recupero dopo il lieto evento.
La cosa assolutamente da evitare è invece lanciarsi immediatamente dopo la gravidanza in programmi di intenso allenamento, magari associati a diete più o meno rigide, tanto più se non si hanno precedenti esperienze sportive: l’attività fisica e l’alimentazione vanno modulate, e particolari ed ulteriori cautele sono necessarie qualora siate in fase di allattamento.
Le trasformazioni che avvengono con la gestazione interessano gli aspetti macroscopici muscolari ed ossei e il processo di ri-adattamento potrebbe impiegare anche un anno: bisogna quindi prima di tutto saper aspettare. Come è facile immaginare, ad esempio, il peso diminuisce drasticamente subito dopo il parto, e un ulteriore calo si avrà con la riduzione dell’utero che mediamente impiega le successive 5-6 settimane.
In caso di parto cesareo non ci si potrà allenare prima di sei settimane, necessarie perché si rimargini la ferita; in questo periodo di attesa è controindicato nel modo più assoluto qualsiasi sforzo per gli addominali, ma nel frattempo è bene cercare di stare in piedi il più possibile, e iniziare fin da subito dei semplici esercizi per riattivare la circolazione sanguigna e per i muscoli pelvici.
Nel caso delle smagliature, la cui comparsa è normale ma da scongiurare, la cosa migliore è prevenire trattandole durante la gravidanza: i massaggi con dell’olio essenziale di Lavanda e/o di Argan, se tempestivi, si sono dimostrati molto efficaci.
Lo stress del parto, la ripresa della vita quotidiana e il diventare mamma sono elementi che possono indurre periodi di eccessiva stanchezza: un esercizio fisico svolto nel modo corretto aiuta anche a ritrovare il giusto equilibrio psico-fisico, con benefici per l’umore e la qualità del sonno.
Se si allatta, si possono poi sperimentare attacchi di fame dovuti a squilibri degli zuccheri nel sangue. In questo caso si dovrà fare uno sforzo particolare per non cedere ai “cibi-spazzatura” che, questi sì, potrebbero rallentare se non impedire il vostro recupero fisico. Abituatevi, tra un pasto e l’altro, a piccoli spuntini con alimenti energetici ma allo stesso tempo regolatori della glicemia: frutta fresca, carote, finocchi, sedani, pomodori e così via. Bevete molto, poiché incrementa la produzione di latte, ed evitate cibi speziati o troppo saporiti, che gli conferirebbero un sapore sgradevole. Per i consigli sull’alimentazione, infine, è sempre bene consultare un professionista qualificato che sappia indicarvi una dieta congrua per voi e per il vostro bambino.

immagine da kidzone.blogosfere.it

L’acne rosacea

Vorrei affrontare oggi un problema delicato ma molto comune. L’acne rosacea è una dermatite cronica i cui  sintomi principali sono rossore (o vampate di calore) sul viso, rottura visibile di piccoli vasi sanguigni, piccole eruzioni di colore rossastro, cisti, palpebre e occhi irritati. Il rossore si concentra nelle zone centrali del volto (fronte, naso, guance e mento), e può essere accompagnato da bruciore e un leggero gonfiore, ma attenzione: la diagnosi del medico è importante per non confonderla con altri problemi dermatologici.

L’origine esatta della rosacea purtroppo è ancora un mistero; sembrerebbe trattarsi di una dermatosi dovuta alla dilatazione di vasi sanguigni perlopiù superficiali. Le cause sospette includono fattori genetici associati all’esposizione al sole e fattori ereditari, la presenza di un acaro rintracciato nei follicoli dei capelli (Demodex folliculorum), il batterio Helicobacter pylori (associato a ulcere dello stomaco), patologie gastrointestinali e trattamenti farmacologici che causano la dilatazione dei vasi sanguigni. Vi sono poi una serie di elementi scatenanti che sembrano favorirla, fra cui disturbi emotivi (stress, paura, ansia, imbarazzo, etc), che possono generare l’arrossamento ed aggravare questa condizione. Il rossore può essere causato  anche da variazioni climatiche come ad esempio un forte vento o un aumento dell’umidità; l’esposizione al sole e la cute danneggiata dai raggi UV poi, sono condizioni spesso associate alla rosacea, per questo si consiglia sempre l’applicazione di filtri solari fisici, contenenti zinco o titanio (SPF 50+), che forniscono un’elevata protezione. Altri fattori scatenanti noti sono l’attività fisica, sbalzi emotivi e il consumo di alcool, caffè e cibi troppo caldi, speziati o piccanti.

E’ importante riuscire a distinguere tra l’acne comune e l’acne rosacea anche perché i rimedi da usare sono diversi e facendo confusione si rischia di peggiorare il quadro clinico.

Le donne sono inoltre le più colpite anche se, di contro, gli uomini presentano spesso i casi più gravi, e in parte ciò è dovuto al  loro essere più restii a rivolgersi al medico alla prima comparsa dei sintomi. Bisogna infatti intervenire opportunamente e al più presto consultando un dermatologo quando si ha il sospetto di essere affetti da acne rosacea, poiché si tratta di una malattia infiammatoria che tende a peggiorare con il tempo e da non prendere alla leggera.

Attualmente non si conoscono cure risolutive, ma può essere trattata e tenuta sotto controllo, e con l’andare del tempo l’aspetto della pelle migliorerà. A volte è possibile curarla con antibiotici, per uso topico (che vanno applicati direttamente sulla pelle), o in altri casi per via orale. Le pustole possono migliorare velocemente, ma il rossore e le vampate di calore sono più difficili da curare.

E’ infine importante utilizzare  detergenti delicati ed oil-free, privi di sapone, per la pulizia del viso e lavarsi con acqua tiepida, evitando lo sfregamento della pelle.
Questa patologia nelle forme più gravi causa purtroppo anche un certo disagio sociale nelle persone che ne soffrono, mentre sarebbe importante mantenere un buon tono dell’umore e non stressarsi ulteriormente. Coraggio quindi, con serenità e costanza nelle attenzioni tutto si può affrontare!

La psoriasi: cure naturali e norme comportamentali per fronteggiarla

Ultimamente mi è stato chiesto se conoscessi un rimedio contro la psoriasi, una malattia infiammatoria della pelle non infettiva né contagiosa, ma solitamente di carattere cronico e recidivante.

Le cause della psoriasi sono ancora sconosciute, anche se alcune ricerche sembrano indicare un’origine multifattoriale  in cui intervengono elementi autoimmunitari, genetici e ambientali. Si tratta comunque di una patologia estremamente complessa, che può peggiorare o migliorare senza un motivo apparente.

L’evento scatenante il primo focolaio è talvolta uno stress, fisico o mentale, un trauma o lesioni della cute, oppure un’infezione, spesso da Streptococco. I siti più comuni per le lesioni da psoriasi, che guariscono senza lasciare cicatrici e senza disturbare la crescita dei peli, sono lo scalpo, le zone di estensione di gomito e ginocchio e la zona lombo-sacrale, ma in alcune sue forme si trovano nelle zone di flessione, sui genitali, sulla pianta dei piedi e il palmo delle mani.

Vi lascio una ricetta che può venire in aiuto (ne sconsiglio però l’uso in gravidanza e al di sotto dei tre anni di età):

–      15 gocce di olio essenziale di Geranio rosato egiziano (Pelargonium asperum)

–      10 gocce di Ravensara aromatica (Cinnamonum camphora)

–      10 gocce di olio essenziale di Legno di Rosa (Aniba roseadora)

–      5 gocce di Menta piperita (Mentha piperita)

–      70 gocce di olio vegetale di Calendula (Calendula officinalis)

Mettete qualche goccia della miscela sulle zone affette 3 volte al giorno.

Questi oli, purché utilizzati alle giuste concentrazioni, sono ben tollerati dalla cute. Il Geranio è fortemente cicatrizzante, antinfiammatorio e  riequilibrante; l’olio di Legno di rosa ha proprietà rigeneranti, è molto nutriente e agisce in sinergia con la Ravensara aromatica, di cui aumenta il potere antivirale e antibatterico e l’azione sulle deficienze immunitarie; la Menta ha azione sulle dermatiti in genere e riduce il prurito; l’olio di Calendula  è utile in tutti quei casi in cui la pelle è irritata screpolata.

Un ottimo lenimento per le lesioni da psoriasi è poi il portentoso Olio di Argan (accertatevi come sempre che sia puro e di buona qualità), super nutriente ma non untuoso, che specie se combinato con poche gocce di olio essenziale di Lavanda e applicato sulle zone interessate conferisce un immediato miglioramento alle condizioni della pelle anche nell’aspetto.

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Infine esistono norme igienico-comportamentali che possono sicuramente ridurre l’entità delle manifestazioni cutanee: evitate di grattare le lesioni o strofinare la pelle bagnata; limitate l’uso di detergenti che favoriscono la desquamazione; mantenete una buona idratazione; evitate l’esposizione al sole, specialmente nelle ore più calde; evitate capi d’abbigliamento irritanti, quali vestiti in lana o fibre sintetiche; evitate il contatto prolungato con l’acqua, che può favorire lo sviluppo di infezioni batteriche.

Anche l’alimentazione è un valido aiuto: mangiate pasta integrale, riso, legumi, pesce e verdure “amare”, come cicoria, radicchio, crescione e zucca amara; evitate cibi  come melanzane, pomodori crudi, peperoni crudi e cotti, carciofi, frutti di bosco, mele crude e cachi; assumete integratori a base di Omega 3 e antiossidanti quali i Coenzima Q10.

I raggi UV infine sono salutari per la pronta guarigione delle lesioni, sempre che ci si esponga con un’adeguata protezione solare: paradossalmente però, chi soffre di psoriasi tende a coprirsi in estate, rinunciando a questa possibilità di miglioramento naturale… non dovreste mai vergognarvi di esporvi, ma se proprio non volete affrontare il pubblico, cercate di ritagliarvi i vostri spazi di meritato relax per godervi il sole estivo!

L’importanza del recupero nell’allenamento sportivo

Ecco che finalmente spuntano i primi raggi caldi di sole, qualcuno ne ha già approfittato per andare al mare…

Come sempre, entriamo nel periodo in cui si intensifica l’allenamento in palestra o in qualsiasi altro sport in vista della pausa estiva e della solita prova costume! Allora ecco qualche consiglio per migliorare le performance e avere una muscolatura perfetta da esibire 😉

Gli amici sportivi sanno che il recupero muscolare è un passaggio fondamentale per l’ottimizzazione dell’attività fisica: è in questa fase che i muscoli si auto-riparano e si sviluppano, migliorando reattività e qualità della prestazione.

Un cattivo recupero può dipendere da diversi fattori:

  • una carente o errata alimentazione. Un’alimentazione bilanciata in relazione alle specifiche esigenze dell’atleta, con un adeguato apporto di proteine, carboidrati e minerali come il Magnesio, è uno dei fattori più influenti sul recupero. Sarà il nutrizionista, con l’ausilio del personal trainer, ad elaborare la dieta più appropriata. È stato dimostrato, inoltre, quanto una giusta idratazione e reintegrazione degli elettroliti influenzino il livello di prestazione e aiutino il successivo recupero in numerosi sport;
  • allenamenti troppo ravvicinati senza una preparazione adeguata;
  • allenamenti intensi troppo frequenti;
  • sovrappeso. Pochi chili di sovrappeso sovraccaricano il corpo durante tutta l’attività fisica e per il resto della giornata;
  • ragioni psicologiche;
  • età. I meccanismi di protezione vengono meno; in particolare la produzione e l’assorbimento di molti antiossidanti, come il coenzima Q10, si riducono, rendendo più soggetti a microtraumi.

I sintomi di un cattivo recupero possono essere:

  • performance ripetutamente scadenti non spiegabili;
  • sensazione di affaticamento persistente, dolori muscolari, depressione;
  • aumentata vulnerabilità alle infezioni e disturbi gastrointestinali;
  • disturbi del sonno e perdita di peso;
  • aumento della frequenza cardiaca a riposo e della pressione arteriosa;
  • aumento del rischio di infortunio.

Per migliorare la capacità di recupero è molto importante tenere in considerazione tutti i parametri che possono incidere nella preparazione dell’atleta: altezza, tonicità e sviluppo muscolare, alimentazione, allenamento alle spalle, approccio psicologico, condizione familiare e programmi scolastici. La capacità di recupero deve essere esercitata, ossia il nostro corpo deve essere allenato a riparare sempre più velocemente i danni causati dallo sforzo fisico. Questo avviene rispettando i normali tempi di ripresa, ad esempio evitando di fare allenamenti molto intensi per più giorni di seguito e alternando prestazioni molto impegnative con altre di media e bassa intensità.

Tra le principali forme di recupero sono da ricordare:

  • il lavoro aerobico leggero, per produrre endorfine ed eliminare le scorie metaboliche;
  • l’allungamento muscolare;
  • il massaggio defaticante, meglio se con oli dalle proprietà riscaldanti e decontratturanti, per ristabilire il giusto tono muscolare;
  • l’integrazione dei liquidi perduti durante lo sforzo e dei nutrienti essenziali al ripristino delle scorte energetiche.

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Acne: ma il cibo è innocente o no?

Finite le feste di Natale abbiamo avuto tempo per depurarci… neanche per sogno! 😀

E’ arrivato subito il carnevale, con la sua allegria, le sue follie, i suoi colori e… i suoi piatti tipici! Frittate, frittelle fritture e dolci di ogni genere… e adesso la paghiamo con i brufoli 🙁

Molti di noi credono che ci sia uno stretto legame tra dieta e acne: secondo un’indagine il 32% degli acneici è convinto che proprio il cibo sia il principale responsabile della comparsa dei comedoni, mentre un altro 44% afferma che cioccolata, patatine alcoolici ecc. siano senza dubbio causa di peggioramenti.

In realtà infinite ricerche scientifiche dagli anni ‘60 in poi hanno più volte sottolineato l’assenza di relazioni evidenti tra dieta e acne; al contrario, chi pratica medicina olistica sostiene da sempre che tossine, stress e cattiva alimentazione contribuiscano in misura importante all’eruzione cutanea. Recentemente anche alcuni studi accademici sembrano provare questo legame: le ricerche più accreditate in materia dimostrano che alimenti ad alto indice glicemico, se consumati in eccesso, possono favorire la comparsa dell’acne, perché innalzano i livelli d’insulina che a sua volta va a stimolare la sintesi di ormoni androgeni, responsabili dell’ingrandimento delle ghiandole sebacee presenti nel follicolo pilifero e dell’aumento della produzione di sebo.

Naturalmente esistono anche fattori individuali, come una predisposizione genetica, oppure l’assunzione di alcuni farmaci quali i corticosteroidi e, ovviamente, farmaci a base di androgeni.

Ci sono piccoli accorgimenti che possono migliorare l’estetica della pelle acneica. Per esempio, è bene evitare l’esposizione al sole, che inspessisce la cute, e non stuzzicare con le mani la zone interessate dalla malattia.

La rasatura, negli uomini, richiede alcune attenzioni per non irritare ulteriormente la cute: sciacquate il viso con acqua tiepida prima di passare il rasoio, in modo da ammorbidire i peli, e usate con mano leggera rasoi sempre affilati per non causare abrasioni o tagli.

Se proprio non potete rinunciare ai cosmetici, applicateli solo dopo aver messo una base opportuna (anti-acne) e facendo attenzione a scegliere creme (solari compresi) rigorosamente “oil-free”.

Più precoce è il trattamento, minore è il rischio che si formino segni o cicatrici difficili da eliminare successivamente.

Per le forme lievi di acne si possono usare prodotti ad hoc, meglio se a base di Timo, per uso locale: è buona regola applicarli 10-15 minuti dopo essersi lavati, perché in questo modo si ripristina il film idrolipidico che ne facilita l’assorbimento.

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Bisogna poi pazientare un po’ per vedere i risultati, che compaiono non prima di 6-8 settimane.

Pelle disidratata e spenta? Ecco i miei rimedi naturali!

Spesso in farmacia mi capita che alcune clienti, magari con una pelle matura e non più giovanissima, mi chiedano consiglio per rivitalizzare un colorito spento e una forte disidratazione, soprattutto del viso.

La cute è lo specchio della nostra salute e dello stato delle nostre difese immunitarie e, come abbiamo detto più volte, è essa stessa una barriera difensiva.

La pelle secca è sostanzialmente una pelle disidratata e/o povera di lipidi cutanei, ovvero del sottile velo di acqua e lipidi idrosolubili che la protegge dalle aggressioni esterne, sia atmosferiche che microbiche, riducendo la perdita idrica.

Lo stato di disidratazione può essere conseguenza dell’utilizzo di detergenti troppo aggressivi, di condizioni ambientali sfavorevoli (come il vento freddo di questi giorni), di carenze alimentari (come scarsa idratazione, diete particolarmente povere di lipidi e di acidi grassi essenziali) e dell’invecchiamento della cute.

Quando abbiamo un incarnato disidratato e spento, oltre a ricorrere all’uso di una buona crema idratante, dovremmo riflettere sulla nostra alimentazione: la pelle a tendenza arida, infatti, assorbe poco il nutrimento che le viene dato esternamente, perciò è necessario agire da dentro. Questo problema si può quindi affrontare aumentando da un lato l’apporto di acidi grassi essenziali o altri nutrienti deficitari, dall’altro scegliendo alimenti idratanti e prodotti emollienti e nutrienti per uso topico. Molto spesso poi le persone che hanno un colorito emaciato e pelle secca accusano anche stanchezza generalizzata, segnali che possono indicare una carenza di proteine nell’alimentazione; in questo caso bisogna cercare di inserire ad ogni pasto una fonte proteica magra, privilegiando soia, albume d’uovo e pesce.

Come integratore naturale è invece molto indicato l’olio di Borragine che, super nutriente e ricchissimo di acidi grassi, tra le sue molteplici proprietà ha anche quella di curare numerose problematiche dermatologiche. Assumerne da 1 a 3 “perle” al giorno per un mese rifornisce la pelle di nutrienti preziosi e ristrutturanti, contrasta l’invecchiamento cutaneo e svolge un’azione rigeneratrice, rinforzando i tessuti di sostegno e prevenendo disidratazione e perdita di tono in generale. A quest’olio straordinario, sulle cui virtù dovremo certamente tornare, si può poi abbinare il Natrum muriaticum, il rimedio omeopatico per la secchezza in generale, che va assunto in formulazione alla 30 CH, nella dose di 5 granuli a giorni alterni per un mese.

Il tutto, non dobbiamo dimenticare, va necessariamente coadiuvato dall’applicazione topica di una crema superidratante 24h – ottime ad esempio quelle alla cera di Mimosa – che apporti il necessario nutrimento al film lipidico e potenzi il suo effetto barriera contro le aggressioni atmosferiche.

crema idratante alla cera di mimosa

Le nostre regole d’oro per riprenderci dai bagordi festivi

L’altra sera tanto per cambiare ero a cena fuori con amici e, dal momento che tengo questo blog, mi è stato chiesto espressamente di scrivere qualche consiglio per smaltire cene, cenette e cenoni… eccovi accontentati!

Vi suggerirò qualche regola d’oro da seguire per riprendersi in fretta dagli eccessi delle feste e, magari, perdere i chiletti di troppo che ci pesano sul girovita.

1. Prefissatevi un obiettivo ragionevole. Non cercate di perdere troppo peso all’improvviso, perché rischiate di riprendere tutto “con gli interessi” non appena interromperete la dieta. Non più di 3 o 4 chili per volta quindi, poi manteneteli. Se mirate a perdere più di 5 chili, rivolgetevi a un professionista in modo che possa seguirvi nella dieta.

2. Date tempo al tempo. Per le stesse ragioni di prima, tanto più la perdita di peso sarà repentina, tanto più velocemente ritorneranno i chili smaltiti! Cercate quindi di perdere al massimo un chilo a settimana.

3. Mangiate frutta e tanta verdura di stagione. Imparate a sentirvi sazi introducendo alimenti a bassa densità calorica, ovvero quei cibi che riempiono lo stomaco senza apportare un eccesso di energia.

4. Imparate di nuovo a mangiare. Dieta non è solo sinonimo di scelta degli alimenti. È anche il modo di mangiare che va rimesso in discussione: mangiate lentamente, concedetevi il tempo di assaporare ogni boccone e fate una pausa tra una portata e l’altra; insomma, date tempo al vostro corpo di comunicarvi quando è sazio. Un buon metodo è quello di masticare lo stesso boccone per almeno 7 volte: vedrete che l’organismo si sentirà appagato e sazio circa 20 minuti dopo il primo morso! È un metodo ideale per ridurre l’assorbimento di calorie senza neppure rendervene conto, e per mantenere buone abitudini alimentari al termine della dieta.

5. Aumentate il consumo di acqua. Soprattutto al mattino e lontano dei pasti. Bere almeno due bicchieri prima di ogni pasto aiuta a dare senso di sazietà.

6. Non morite di fame. È inutile smettere repentinamente di mangiare o saltare i pasti. Si tratta di una restrizione alimentare troppo violenta, spesso all’origine del fallimento di una dieta. Anzitutto, rischiate di crollare molto rapidamente… ma soprattutto, se affamate il vostro organismo, non appena riprenderete a mangiare reagirà immagazzinando ancora di più per poter affrontare la prossima carestia! Fate invece sempre uno spuntino leggero tra un pasto e l’altro e cercate di diminuire i carboidrati, soprattutto quelli ad alto indice glicemico (pasta, pane, pizza, torte, merendine e così via), prediligendo pane e pasta integrale.

7. Scegliete dei buoni alleati. Una spintarella può aiutarvi ad accompagnare dolcemente una dieta. Prevedete quindi l’inserimento di complementi alimentari drenanti per consentirvi di eliminare le tossine. Gli integratori vitaminici, invece, possono compensare eventuali carenze nutrizionali. Bevete  verde, che depura ed è ricco di antiossidanti, e ogni sera dopo cena concedetevi una calda tisana detossificante e depurativa al Cardo Mariano e Curcuma, che aiutano la digestione e la funzionalità epatica.

8. Evitate gli alcolici. Se proprio non potete farne a meno, non superate il bicchiere di vino a pasto. Attenzione agli  aperitivi: evitate salatini, noccioline, patatine e tramezzini, perché sono molto salati e fanno venire più sete. Evitate soprattutto i super alcolici, che hanno più calorie di un piatto di pasta! Meglio un bicchiere di prosecco o una birra…

9. Fate del movimento! Un po’ di esercizio fisico è indispensabile per dimagrire senza ingrassare di nuovo. D’altronde, diversi studi hanno dimostrato che le persone che abbinano del sano movimento a un’alimentazione controllata sono statisticamente meno soggette a riprendere il peso perduto. L’ideale sarebbe mantenere le vostre buone abitudini sportive anche dopo la fine della dieta. Camminate ogni volta che potete!

10. Variate l’alimentazione. Non eliminate gli zuccheri o i grassi o qualsiasi altro gruppo di alimenti dai vostri pasti. È assolutamente inutile demonizzare un prodotto… Il periodo in cui seguite la dieta deve soprattutto aiutarvi a riequilibrare gli apporti, una sorta di modello a cui dovreste continuare a far riferimento.

11. L‘unione fa la forza. Difficile fare una dieta confinati da soli in un angolino, soprattutto se intorno a voi tutti si rimpinzano di cibi grassi e zuccherati! Senza pretendere di mettere a dieta tutta la famiglia, cercate di adottare tra le mura domestiche un’alimentazione equilibrata e varia.

12. Concedetevi qualche piccolo piacere. Una dieta in cui ci si priva di tutto è il metodo migliore per crollare e rovinare gli sforzi che avete fatto fino ad ora. Allora, non vi resta che concedervi ogni tanto un piccolo piacere, in modo mirato e in quantità molto ragionevole. Ad esempio, qualche quadrato di cioccolato o un buon dessert… gratificante!

13. Gestite gli errori. Imparate a gestire i vostri errori, addirittura ad anticiparli. Avete consumato un pasto abbondante a mezzogiorno? Allora compenserete la sera mangiando cibi più leggeri. L’equilibrio alimentare si completa infatti nell’arco di una giornata o addirittura di una settimana. Una giornata gastronomica può essere compensata da una giornata “light”. Questo vi insegnerà a gestire il dopo dieta, in particolare i pasti che consumerete durante le prossime festività dell’anno… tenetevi forte, il Carnevale è alle porte!