Raffreddore: come affrontarlo?

Naso chiuso e gocciolante, gola irritata, febbre, tosse, emicrania, raucedine, infiammazione dei linfonodi nel collo e dolori muscolari? Forse si tratta di raffreddore!

È una delle malattie più comuni a livello mondiale ne sono responsabili oltre 200 ceppi virali, che provocano l’infiammazione della mucosa nasale e faringea (gola).

Altamente contagioso, si trasmette per lo più per via diretta, tramite starnuti, tosse e goccioline di saliva, che possiamo espellere semplicemente parlando. Se si è colpiti da raffreddore, è quindi bene portare le mani alla bocca quando si starnutisce o si tossisce per evitare di contagiare chi ci è vicino. Il contagiopuò però avvenire anche in maniera indiretta, per esempio dando la mano o manipolando oggetti contaminati (per questo motivo è buona abitudine lavarsi bene le mani ed evitare di portarle al viso dopo essere stati a contatto con persone o oggetti infettati).

difese immunitarie ed esponendoci maggiormente alle patologie.

Ma perché ci raffreddiamo soprattutto in inverno?

Clima freddo, pioggia, correnti d’aria, vento freddo e aria condizionata sono tra i maggiori fattori di rischio empiricamente riconosciuti, poiché l’esposizione ad aria fredda o eccessivamente secca potrebbe abbassare le difese delle prime vie aeree (naso e gola). Sappiamo ad esempio che le vie respiratorie sono tappezzate da ciglia vibratili, che con i loro movimenti spingono continuamente verso l’esterno il muco (sostanza viscosa che protegge dai microrganismi inglobandoli). Virus e batteri possono quindi sfruttare l’azione inibitrice del freddo sulla motilità di queste ciglia, per infettare le prime vie respiratorie. Allo stesso tempo, se l’aria è troppo secca, le gocce di saliva contenenti i virus possono rimanere più a lungo disperse nell’aria. Un umidificatore per l’ambiente aiuta quindi a prevenire il raffreddore e la secchezza delle vie nasali, diminuendo il rischio di infezione.

Come si cura? La completa guarigione dal raffreddore avviene normalmente nel giro di 5-10 giorni, ma in alcuni casi può richiedere tempi più lunghi. Nel caso i sintomi persistano per più di due settimane senza attenuarsi è bene valutare col medico la presenza di altri problemi, come sinusiti o allergie.

A livello farmacologico non esistono cure specifiche contro il raffreddore anche se alcuni farmaci, tra cui gli antistaminici e gli antinfiammatori, possono alleviarne i sintomi (ricordando che aspirina e derivati non devono mai essere somministrati ai bambini sotto i 12 anni).

Spray e nebulizzatori possono risolvere temporaneamente la spiacevole sensazione di naso tappato ma è bene utilizzare il meno possibile quelli farmacologici, che possono creare un circolo vizioso, e alternarli con spray naturali o acque termali. Suffumigi e aerosol per la liberazione delle vie aeree, caramelle balsamiche e la frequente pulizia del naso possono eliminare almeno in parte il muco infetto, scongiurando il rischio di infezioni batteriche e accelerando la guarigione. Da diversi anni esiste inoltre un rimedio di origine vegetale per adulti e bambini sopra i 6 anni: si chiama Kaloba ed è un farmaco senza obbligo di prescrizione che combatte il raffreddore agendo direttamente sul virus e velocizzando di molto la guarigione, specie se assunto ai primi sintomi. Dunque, se il vostro naso cola e anche le operazioni più semplici sembrano complicate non aspettate: chiedete subito consiglio al vostro farmacista di fiducia!

Pelle: normale, secca o molto secca?

Ormai lo sappiamo: con l’alternarsi delle stagioni le esigenze della pelle cambiano, così come col mutare del nostro equilibrio psicofisico. Nei mesi invernali il problema più sentito è soprattutto la secchezza, poiché i capillari si restringono e la temperatura cutanea diminuisce, la sudorazione si riduce e le ghiandole sebacee producono meno sebo. Vengono così a diminuire i costituenti principali del film idrolipidico che protegge naturalmente la pelle che, se non adeguatamente preparata, può peggiorare fino a ritrovarsi in condizioni di secchezza severa, con lo sviluppo, in alcuni casi, di dermatiti, arrossamento e desquamazione. In questa stagione, inoltre, i principali nemici della nostra pelle sono l’aria calda e secca dei caloriferi, gli sbalzi repentini di temperatura e sole e vento, soprattutto in montagna se non siamo adeguatamente protetti con filtri solari ed emulsioni a effetto barriera.

Ma come sappiamo se la nostra pelle se la nostra pelle è normale, secca o molto secca?

Uno dei trucchi è vedere come reagisce alla detersione con acqua, a seguito della quale abbiamo normalmente la sensazione di pelle che “tira”, che scompare se mettiamo subito la crema. La prova da fare è vedere per quando tempo la pelle resta disidratata senza mettere la crema: se la sensazione sgradevole scompare nel giro di 20-30 minuti dal lavaggio, la pelle è normale a tendenza secca e necessita di idratazione, mentre se continua a tirare anche dopo un’ora è una cute decisamente molto secca che manca anche della parte grassa e dei ceramidi.

A questo punto, come trattare la nostra pelle secca o molto secca? Partiamo dalla detersione, pulendola mattina e sera solo con latte detergente e cotone, per poi eliminare l’eccesso con un tonico delicato specifico; il contatto con l’acqua del rubinetto andrebbe evitato ed è raccomandato piuttosto l’uso di acqua termale. È bene poi stendere mattina e sera un siero ricco, concentrato in oligoelementi e vitamine, seguito da una crema giorno nutriente specifica (volendo anche antietà). Il fondotinta deve essere idratante e cremoso, meglio se con fattore di protezione solare. Se sostate all’aria aperta per periodi prolungati utilizzate sempre creme con SPF 50+, ottime anche per l’effetto barriera che riduce la disidratazione. La sera, dopo un siero con acido ialuronico e vitamine, se avete più di 40 anni stendete una crema antiage molto ricca, con antiossidanti. Un paio di volte a settimana associate poi una maschera comfort, per reidratare la vostra pelle sia in superficie che in profondità. Non dimenticate mai infine il resto del corpo, da detergere con saponi non saponi che non secchino ulteriormente per poi applicare burri e creme idratanti ricche subito dopo il bagno. L’idratazione parte infine anche da dentro: integrare la nostra alimentazione con olio di lino, olio di borragine e capsule di acido ialuronico sarà la migliore strategia in&out  per mantenere l’epidermide compatta ed elastica anche in inverno!

Fondotinta in inverno: come scegliere?

In inverno le esigenze della nostra pelle cambiano, così come il suo colorito: coi primi freddi, la pellenormale tende a diventare più secca; la pelle seborroica e soggetta aimperfezioni, invece, dopo il miglioramento estivo vede la ricomparsa degliodiosi brufoli, con gli antiestetici esiti cicatriziali che possono comportare.Anche l’abbronzatura, che ci consentiva spesso di rinunciare al fondotinta,sbiadisce, lasciando il posto a un coloritospento e a discromie cutanee chevanno mimetizzate o corrette. Cosa fare allora per far risplendere di salute la nostra pelle anche in inverno evalorizzare l’incarnato? Dobbiamo correggere la nostra routine cosmeticaquotidiana e, cosa più difficile, scegliere il giusto make up.

immagine da diariobellezza.it

Il consiglio più utile è quello di utilizzare una crema più grassa per proteggere l’epidermide da freddo e vento; tuttavia, non sempre la combinazione col fondotinta è una delle più felici: steso sopra una crema ricca può non aderire e macchiare, e certe zone del viso rimangono lucide.

La crema giusta per l’inverno va scelta secondo le caratteristiche di base della vostra cute: se è tendenzialmente grassa opteremo per una texture idratante leggera quando non per un prodotto specifico opacizzante e anti imperfezioni, da abbinare eventualmente a un siero antietà; se invece è normale o secca, via libera a sieri e creme più ricche anche con azione antiage. In generale, come base trucco possiamo utilizzare una crema giorno tendenzialmente più leggera e riservare l’azione nutriente e rigenerante alla nostra crema notte. Infine, non lo diremo mai abbastanza: per ritrovare luminosità e consentire ai trattamenti di penetrare correttamente, è importante pulire a fondo la pelle almeno una volta a settimana con l’utilizzo di maschere detossificanti, gommage o peeling,altrimenti applicherete i vostri costosi prodotti di bellezza su uno strato di cellule morte!

Ma quale fondotinta usare? Per preparare il viso al trucco e ottenere un effetto naturale ma impeccabile possiamo ispirarci al mondo delle passerelle. Le modelle, prima di stendere il fondotinta, fanno immancabilmente una detersione specifica, per poi rinfrescare e fortificare la pelle con una vaporizzazione di acqua termale. Solo a questo punto, una volta asciugata, si procede con siero e, dopo qualche minuto, con la crema. È importante che anche questi ultimi abbiamo il tempo di agire ed essere correttamente assorbiti, altrimenti la stesura del fondo non sarà omogenea.

La scelta del fondotinta è quasi più difficile della crema: il fluido è il più utilizzato ma per una pelle con pochi difetti si potrà optare per una formula leggera e illuminante, mentre su un’epidermide con discromie o imperfezioni sarà meglio ricorrere a texture più coprenti e opacizzanti, o, il caso di rughe evidenti, a formulazioni liftanti. Anche i compatti, se ben utilizzati, danno ottimi risultati. Per la pelle seborroica, i migliori sono i compatti in polvere minerale, che coprono, opacizzano e trattano la pelle grassa e acneica senza ostruire ulteriormente i pori.

E il colore? Il colore giusto è spesso un rebus, e non sempre siamo in grado di scegliere correttamente. Come prima regola dovremmo optare per la tonalità naturale della nostra pelle, senza cedere alla tentazione delle gradazioni più scure che faranno un antiestetico stacco col collo creando l’effetto “maschera”. Una volta fissato il fondotinta con la cipria, l’incarnato va poi scaldato con terre e fard, che daranno un tocco “salute” molto naturale. Il colore giusto dipende poi dal cosiddetto “sottotono”, che può esser più caldo (beige) o più freddo (rosa), e in base al quale dovremo scegliere tra nuance simili ma che possono dare risultati molto diversi.

L’igiene del neonato: cosa c’è da sapere

Dopo nove lunghi mesi di dolce e trepidante attesa il nostro cucciolo è venuto al mondo… e adesso, che fare?
Una delle prime “prove” che i neogenitori devono affrontare è quella della cura quotidiana dell’igiene neonato, e non sempre sono adeguatamente preparati. Ecco allora qualche dritta per una corretta “toeletta” dei più piccoli.

immagine da donnamoderna.it

Cominciamo dalla pulizia del cordone ombelicale, che si presenta secco e indurito e cade circa 10 giorni dopo la nascita. Nel frattempo basterà medicarlo, ad ogni cambio di pannolino, con del cotone idrofilo imbevuto di soluzioni antisettiche e coprirlo con una garza sterile fissata da una retina.  Se le condizioni igienico-ambientali lo permettono, l’essiccamento può essere favorito dell’esposizione all’aria, avvolgendo il moncone solo in garze sterili protettive.
Per l’igiene quotidiana, la prima cosa da fare è invece quella di dotarsi di prodotti detergenti delicati, pensati apposta per la pelle fragile e sottile dei neonati. Alcune zone dove può facilmente annidarsi lo sporco, come le ascelle, le pieghe del collo, quelle dietro le orecchie o nelle gambe, si possono pulire con un batuffolo di cotone bagnato con dell’olio vegetale, che va poi asciugato. Per il nasino basterà un po’ di soluzione fisiologica mentre per le orecchie mai usare i cotton fioc, che possono danneggiarle. È sufficiente far entrare l’acqua calda, senza sapone, durante il bagnetto: scioglierà il cerume che potremo rimuovere con una garza.
Uno dei passaggi più delicati e tra i primi da affrontare è poi il frequente cambio del pannolino. Sebbene i nuovi pannolini siano molto assorbenti è comunque meglio cambiarli spesso: l’ideale è utilizzare l’acqua corrente tiepida e poi asciugare subito il piccolo, perché l’umidità fa proliferare i germi. Nel caso in cui siano presenti le feci, è bene utilizzare un detergente delicato, da preferire alle salviette umidificate, con la raccomandazione nelle bimbe di non trasportare le feci verso la vagina. Lasciare un po’ respirare la cute preverrà arrossamenti ed eventuali infezioni fungine. Se però la pelle è delicata e un po’ arrossata è bene applicare un velo di crema protettiva all’ossido di zinco.
Veniamo infine al dolce momento del bagnetto. Intanto bisogna sapere che nei primi 2-3 mesi di vita del bimbo non è strettamente necessario, poiché ha un sudore diverso da quello degli adulti e  non si muove molto dal suo ambiente durante il giorno. Il bagnetto può essere sostituito da spugnature con acqua tiepida o latte/acqua detergenti specifici. Tuttavia, purché non si cada nel maniacale, non c’è alcuna controindicazione nel farlo: basterà addolcire l’acqua, ad esempio con l’amido di riso, e mantenerla a una temperatura tra i 32° e i 35°, da verificare con termometro o con l’immersione del nostro gomito.


Nei neonati è infine frequente la formazione della crosta lattea sulla cute della testa. Si tratta di una calottina, che, se spessa, impedisce la corretta traspirazione della pelle. Per rimuoverla si possono utilizzare emulsioni specifiche o ammorbidire l’area ungendola con oli per bambini, meglio se vegetali. Lavare poi bene la testa in modo che l’olio venga assorbito e renda più soffice la crosta, che potrà essere delicatamente staccata con il pettinino a denti stretti.
Se avete ancora dubbi chiedete consiglio al vostro pediatra e al reparto dermocosmetico della vostra farmacia di fiducia!

Come rinnovare la pelle dopo l’estate…

Durante l’estate la nostra pelle, così come i nostri capelli, subisce un notevole stress legato principalmente ai danni ossidativi del sole e alla disidratazione. Secchezza e desquamazione, sia del viso che del corpo, sono problemi ricorrenti, così come l’abbronzatura che se ne va lasciando il posto a un colorito spento o, addirittura, alle macchie solari. Scopriamo allora come è possibile rigenerare la nostra pelle in questo periodo dell’anno in poche mosse!

immagine da bogidino.it

Il primo consiglio, troppo spesso disatteso, è quello di esfoliare.

Durante l’estate la pelle solitamente si inspessisce per resistere allo stress di sole, vento e acqua di mare. Con un’esfoliazione delicata ma efficace eliminerete le cellule morte superficiali, che nessun idratante sarà in grado di mandare via, promuovendo la rigenerazione cellulare e dando nuova luminosità alla pelle. Inoltre, respirando meglio, la cute sarà più preparata ad accogliere i successivi trattamenti di bellezza, ottimizzandone l’efficacia. Tra maschere, gommage, peeling e scrub non ci sarà che l’imbarazzo della scelta: lasciatevi consigliare al reparto dermocosmetico della vostra farmacia di fiducia e ricordate di applicare i trattamenti due volte la settimana.

Che dire poi di macchie solari e lentiggini, che spesso costellano il nostro viso, nonostante l’utilizzo di una protezione solare? È questo il momento di correre ai ripari, con trattamenti specifici giorno/notte e l’accortezza di utilizzare ancora la protezione al mattino, per non aggredire la pelle sensibilizzata dall’acido glicolico.

Consigliatissimi per tutti, anche per chi ha le macchie, i trattamenti vitaminizzanti, specie quelli ricchi in vitamina C, che in poco tempo fortificano e ridanno turgore e radiosità alla pelle spenta del nostro viso!

Infine, lo step più importante: reidratare! D’estate perdiamo molti liquidi e la pelle seccata dal sole può invecchiare facilmente e precocemente. Un’epidermide idratata in profondità, aiutandosi all’occorrenza anche con integratori mirati, sarà invece più elastica e si lascerà meno andare a rughe e segni del tempo. Se finora avete correttamente utilizzato il doposole o una crema idratante più leggera, per questo momento scegliete un idratante e/o antietà specifico da abbinare mattina e sera a un siero. Il siero, applicato in poche gocce dopo la detersione prima della crema giorno e della crema notte, è più concentrato e veicolerà in profondità gli attivi idratanti e/o antietà secondo le vostre esigenze, migliorando anche la performance della crema. Per un incentivo ancora maggiore scegliete una maschera deep hydration da regalarvi una volta a settimana e con cui potrete anche fare un “impacco” notturno (la notte la pelle si rigenera e raccoglie meglio gli attivi).

Last but not least, un’attenzione particolare va data anche alle labbra, parte delicata del viso che, come il contorno occhi, ha bisogno di prodotti specifici. Dopo l’estate le labbra si seccano e sul contorno possono evidenziarsi delle micro rughe che presto si trasformeranno nel famigerato “codice a barre”! Corriamo allora ai ripari con stick, creme contorno labbra o roll on a base di collagene e acido ialuronico (prodotti adatti sia per rimpolpare che per minimizzare le rughe). Vi sembra troppo? È solo questione di abitudine, con i prodotti giusti in poco tempo la vostra pelle sembrerà più giovane e levigata!

Il sole: danni e benefici

Il sole possiede proprietà benefiche per l’organismo ma è anche in grado di provocare effetti dannosi sulla pelle, sia diretti e immediati, sia indiretti e tardivi, che non dobbiamo mai sottovalutare.

A piccole dosi i raggi solari sono infatti benefici per il nostro benessere: addirittura 10 minuti di esposizione giornaliera sono già sufficienti per la fotosintesi della vitamina D (colecalciferolo), indispensabile per lo sviluppo e la crescita della struttura ossea e per la prevenzione e la cura dell’osteoporosi. Per questo motivo è molto importante che il nostro corpo sia esposto alla luce solare, ogni giorno e tutto l’anno, per almeno il 10% della sua superficie, e che anche la nostra dieta sia ricca di fonti di colecalciferolo, come latte, salmone, aringhe e sardine, olio di fegato di merluzzo, tuorli d’uovo.  È dimostrato poi che il sole stimola l’organismo a produrre endorfine (oppioidi endogeni), che danno un senso pieno di benessere e aiutano a combattere la depressione.  Anche alcune patologie della pelle, come ad esempio psoriasi, vitiligine o dermatite atopica, generalmente migliorano in estate, con l’esposizione solare.

Tuttavia, i danni a breve termine di un’esposizione non controllata: scottature, anche note come eritemi solari; fotodermatiti, come la dermatite polimorfa solare (ne soffre il 10% della popolazione adulta), l’orticaria solare e il lupus erithematosus discoide; disturbi della pigmentazione, quali macchie scure sul viso e sulle braccia o aree di depigmentazione come la vitiligine; immunosoppressione, calo delle difese e ricomparsa dell’herpes labiale; foto sensibilizzazione. I danni a lungo termine sono purtroppo spesso di natura peggiore: accelerazione dell’invecchiamento cutaneo e possibilità di sviluppo di tumori della pelle.

Incriminate per l’aumentato rischio di tumori cutanei sono sia le radiazioni UVA e che quelle UVB. I raggi UVB stimolano la comparsa dell’abbronzatura ma sono anche responsabili del “colpo di sole”, che è la prima testimonianza visibile dell’aggressione solare. Dobbiamo inoltre sottolineare che l’abbronzatura altro non è che un mezzo di difesa parziale della pelle contro gli UVB, ma non è in grado di proteggerci dagli UVA! I raggi UVA (emessi anche dalle lampade solari), favoriscono invece l’ossidazione e l’invecchiamento precoce della pelle, nonché la comparsa di lentigo solari. In alcuni casi possono essere responsabili dell’intolleranza al sole, un problema sempre più diffuso.

Come difendersi allora? Innanzitutto, i primi giorni al mare non si dovrebbero superare i 10 minuti di esposizione, con l’applicazione su tutto il corpo di un’adeguata protezione. Per sceglierla è indispensabile individuare il proprio fototipo: ne esistono 6, dalla carnagione più chiara e sensibile a quella nera. Il fattore di protezione andrà valutato in base a questo ma attenzione, solo i fototipi V e VI (i più scuri) possono permettersi una protezione inferiore a SPF 30+ e anche la pelle più scura deve comunque proteggersi per prevenire il rischio melanomi.

Gli schermi solari, disponibili in varie formulazioni, vanno poi applicati su tutto il corpo ben più di una volta: ogni 3-4 ore e subito dopo il bagno, senza dimenticare che l’esposizione deve essere comunque graduale (ogni giorno qualche minuto in più).

Con l’alimentazione dovremmo poi introdurre le vitamine amiche della pelle, come carotenoidi e vitamina C, e possiamo aumentare le nostre difese con l’uso di protettori solari in compresse, da assumere un’ora prima dell’esposizione.

Insomma, la parola d’ordine è abbronziamoci sì, ma consapevolmente, mettendo sempre al centro la nostra salute e quella dei nostri bimbi!

La pelle al primo sole: istruzioni per l’uso

Questo momento di passaggio tra la primavera e l’estate ci ha riservato giornate dal sapore decisamente estivo, che alcuni di noi hanno già passato in spiaggia. Quelli che però restano in città spesso non sono consapevoli che anche il sole primaverile può risultare molto pericoloso: in questo periodo ci esponiamo infatti perlopiù involontariamente e in genere in maniera non protetta. A ciò si aggiunge lo smog che amplifica il danno solare, provocando la comparsa di irritazioni, eritemi e scottature.

immagine da ok-salute.it

Sarebbe quindi importante cominciare a preparare la pelle all’incontro con il cocente sole estivo, i cui effetti negativi possono evidenziarsi anche dopo molti anni, non solo a livello di foto-invecchiamento ma talvolta anche di complicazioni degenerative. Al contrario di quanto si pensa, inoltre, anche la pelle scura necessita di protezione e preparazione, poiché potrebbe risentire di danni meno immediati ma più evidenti con il passare del tempo.
Per prima cosa è bene iniziare a usare filtri solari già dai primi soli “importanti” di maggio, anche in città.
Tenere la pelle pulita è poi fondamentale, poiché la mantiene sana e più difesa: quando potete usate anche scrub e/o maschere purificanti, in modo da eliminare sostanze inquinanti e metalli pesanti. Stop invece a creme o peeling all’acido glicolico: i più aggressivi rischiano di privare l’epidermide degli strati superficiali, esponendola al rischio di macchie e discromie.
Almeno un mese prima e durante l’esposizione al sole, la pelle va poi predisposta anche dall’interno: assumere integratori mirati e fotoprotettori sistemici, aumenta gli scudi naturali anti-radicali liberi e antinfiammatori. Gli integratori alimentari contenenti mix di carotenoidi e antiossidanti, come il licopene e il selenio, sono infatti efficaci nel ridurre i danni causati dai radicali e inibire i processi di distruzione delle membrane cellulari indotti dai raggi UV. L’assunzione di queste sostanze aiuta quindi le naturali difese della pelle, diminuendo la fotosensibilità e il rischio di scottature ed eritemi; molti di essi, inoltre, contenendo precursori della melanina, velocizzano e ottimizzano il processo dell’abbronzatura, rendendola più omogenea e duratura. Il che non guasta, no?! Per quanto riguarda il più famoso dei carotenoidi, il beta-carotene, convertito in vitamina A nell’intestino, dobbiamo infine sapere che è contenuto in molte varietà di frutta e verdura di stagione, come albicocche, cachi, meloni, pesche, arance, carote, pomodori, zucca gialla, peperoni rossi, ma anche spinaci, broccoli, rape e cicoria. Normalmente se ne consiglia un consumo giornaliero compreso tra i 2 e i 5 mg, ed è bene non eccedere le dosi raccomandate. Una generosa integrazione di beta-carotene è opportuna anche nelle persone che si espongono al sole per lunghi periodi, negli anziani, contro la maculopatia senile e in chi assume alcool, perché l’etanolo distrugge le riserve di vitamina A nel fegato.
Attenzione: l’assunzione, soprattutto se non si rispettano le dosi consigliate, è controindicata per i fumatori, poiché sospettata di aumentare il rischio di cancro, problemi cardiovascolari ed emorragia intracerebrale (anche nel caso di esposizione all’amianto). Se non fumate, però, non c’è motivo di preoccuparvi: per scegliere il preparatore solare che fa per voi vi basterà chiedere consiglio al vostro farmacista di fiducia!

Combattere la cellulite si può!

La cellulite è uno dei problemi più diffusi e temuti dal sesso femminile: interessa ben 9 donne su 10 e non dipende dal sovrappeso. Eppure su questo tema spesso circolano informazioni scorrette. Per cominciare non è esatto definire la cellulite un inestetismo: si tratta invece di un’alterazione patologica del tessuto connettivo e adiposo, causata da un’alterazione dell’equilibrio del sistema venoso e linfatico, che porta all’accumulo di liquidi e si manifesta con il caratteristico aspetto a buccia d’arancia. La cellulite può poi peggiorare progressivamente attraverso 4 stadi: nella fase iniziale, definita edematosa, prevale il ristagno dei liquidi e l’aspetto a buccia d’arancia compare comprimendo la pelle; nella seconda fase, detta fibrosa, si formano piccoli noduli nel tessuto adiposo, mentre il tessuto connettivo perde elasticità e diventa più rigido rendendo visibile, anche senza compressione, gli avvallamenti cutanei; nel terzo stadio (cellulite sclerotica), i noduli aumentano di dimensione, si presentano induriti e dolenti al tatto, e possono comparire segni di vera insufficienza venosa e/o linfatica, con edema dei tessuti. Questo tipo di cellulite può interessare anche polpacci e caviglie. Nel quarto stadio si ha un peggioramento: nel tessuto adiposo si formano macronoduli dolorosi al tatto e la pelle si presenta con il classico aspetto “a materasso”. Giunto a questo stadio d’avanzamento, il problema è ormai irreversibile.

Quello che dobbiamo sapere è che la cellulite si può combattere, a patto di intervenire tempestivamente e adottare la giusta strategia. Applicare una crema, magari con poca costanza, un mese prima della “prova costume”, potrebbe non bastare.

Innanzitutto bisogna eliminare le cattive abitudini, come sedentarietà, alimentazione scorretta, fumo e così via, che possono causare e peggiorare il problema. Nel correggere il nostro stile di vita per eliminare la cellulite e, soprattutto, per sentirci più in forma, non dobbiamo mai dimenticare di bere due litri di acqua al giorno povera di sodio e preferibilmente lontano dai pasti. Inserire poi quotidianamente un po’ di movimento, camminando a passo spedito ogni volta che possiamo e dedicandoci alle attività fisiche che più ci soddisfano. Nell’alimentazione, scegliamo cibo semplice e poco condito: pochi grassi, pochi zuccheri, carboidrati in giusta quantità, proteine con moderazione. Frutta e verdura a volontà poiché saziano, apportano vitamine, sali minerali e acqua. Sale con moderazione perché il sodio che vi è contenuto trattiene l’acqua all’interno dei tessuti, contribuendo alla ritenzione idrica e influendo negativamente sul problema cellulite. Evitiamo poi gli alcolici, le posture errate (come accavallare le gambe) e gli abiti stretti.

Una volta che abbiamo inserito queste corrette abitudini nella quotidianità, che daranno risultati a lungo termine, dovremmo iniziare la nostra fase d’attacco sia con trattamenti topici specifici, sia con integratori drenanti e lipolitici mirati che aiutino a combattere il problema alla radice.

Oggi, fortunatamente, esistono formulazioni cosmetiche e farmacologiche, da scegliere a seconda della gravità del problema, che, se applicati tempestivamente e con costanza, che ottimizzeranno i nostri sforzi e ci daranno buoni risultati in poco tempo. L’ideale è ricorrere a un anticellulite per tutto l’anno, in modo da arrivare all’estate avendo già tutto “sotto controllo”, ma se non avete ancora provveduto il momento di intervenire è decisamente arrivato. Chiedete consiglio in farmacia e scoprite qual è la strategia migliore per voi: se avrete tenacia i risultati saranno presto visibili!

La notte ci fa belle!

immagine da donnaemadre.wordpress.com

Sono definiti meccanismi di autoriparazione quelli che le cellule mettono in atto durante la notte: diversi cicli regolano il ritmo sonno-veglia dell’organismo, alcuni dei quali sono particolarmente attivi proprio quando nessuno se ne accorge, perché stretto tra le braccia di Morfeo. La pelle, per esempio, segue ritmi circadiani di 24 ore: di giorno si difende, stimolando le funzioni barriera; di notte si rigenera, la funzione barriera si autoripara, la microcircolazione si intensifica e il ricambio cellulare aumenta. Ecco perché i trattamenti di bellezza, dalle creme viso agli snellenti, studiati appositamente per l’applicazione serale, hanno un’efficacia scientificamente provata e regalano a viso e corpo effetti benefici fin dal risveglio.

Ce n’è per tutti i gusti e per numerose esigenze, anche a seconda delle tipologie di cute (secca o molto secca, normale, mista, grassa) e delle preferenze. In generale hanno tutte la caratteristica di riparare e nutrire, fondamentali necessità di ogni tipo di pelle dopo una giornata di lavoro, stress e aggressioni ambientali. Inoltre, favoriscono il rinnovamento delle cellule superficiali e hanno proprietà calmanti contro arrossamenti e irritazioni, date dagli ingredienti addolcenti spesso presenti nelle formulazioni. Ci sono poi cosmetici con altre particolari caratteristiche, come l’effetto elasticizzante o rimodellante per i trattamenti corpo, e l’effetto detox, antistress, antiaging per il viso.

Durante il giorno anche la pelle accumula tossine nocive e l’ambiente che ci circonda non le è d’aiuto: sbalzi di temperatura, vento, freddo, primi raggi Uv, smog e inquinamento, alimentazione sbilanciata, fumo di sigaretta… tutto concorre a intaccarne la salute e la bellezza. A fine giornata è scarica di energie e produce meno lipidi, collagene ed elastina.

È proprio durante la notte, quindi, che lavora per “far pulizia”, ritrovare nuove energie e rinnovato splendore, funzioni in cui è bene sia coadiuvata da trattamenti specifici. Come quelli appunto a effetto detossificante, che favoriscono i naturali processi di purificazione cutanea: libera dalle tossine, la pelle produce più cellule e ritrova energia. O come i trattamenti ad azione antiage: complice il rilassamento muscolare, inevitabile durante il sonno, concorrono a distendere i tratti del volto, sollevando zigomi e palpebre con effetto lifting, aumentando collagene ed elastina, e rendendo l’epidermide più resistente alle aggressioni dei radicali liberi, per ritrovarla al mattino rimpolpata, levigata e vitale.

Che si applichi una crema, una maschera, un olio o un siero, l’importante è preparare la pelle a ricevere il trattamento della sera: struccatevi e detergete sempre il viso con cura prima di coricarvi. Meglio usare prodotti delicati ma efficaci: acque micellari e acque termali, ad esempio, regalano una detersione dolce lasciando la cute ricettiva ai principi attivi.

Ricordate però: il primo segreto della bellezza è un corretto riposo. Cercate di dormire almeno 7-8 ore a notte per avere un aspetto fresco e rilassato, il cosmetico giusto farà il resto!

Xerosi cutanea: come trattare la pelle secca

Le condizioni climatiche dei freddi mesi invernali, quando l’aria è molto secca e rigida, mettono a dura prova l’equilibrio della pelle, accentuando il disturbo della pelle secca, particolarmente diffuso soprattutto tra gli anziani ma frequente anche nei giovani e nei bambini.

Xerosi cutanea (dal greco “xero”, che significa secco) è il termine medico con cui si indica la patologia causata da una ridotta idratazione della pelle, per cui questa si presenta ruvida, tesa, screpolata e perfino desquamata, con tutte le fastidiose conseguenze che ne derivano. L’utilizzo di detergenti aggressivi per l’igiene quotidiana, l’assunzione di corticosteroidi o di alcuni farmaci per malattie croniche (come i diuretici) e la presenza di diabete sono tra i principali fattori scatenanti. Tra le cause ci sono poi particolari patologie genetiche o familiari (cute fragile, senile, atopica, ittiosica, psoriasica, ecc.), fattori ambientali (esposizione a clima ventoso e secco, raggi ultravioletti, ecc.), contatto con sostanze chimiche aggressive e alcune malattie sistemiche.

In queste condizioni, a causa della perdita dei lipidi intercellulari, si ha un danno della funzione barriera della pelle, per cui l’acqua non viene più trattenuta dagli strati più esterni del corneo. Lo strato corneo disidratato fa sì che la superficie cutanea si presenti ruvida al tatto e pruriginosa: una percentuale del 10% di disidratazione è sufficiente per scatenare una sensibile alterazione dell’elasticità cutanea. Un’altra caratteristica può essere infine il ricambio cellulare epidermico accelerato, che è alla base della desquamazione.

I principali sintomi con i quali si manifesta la xerosi sono la sensazione di tensione della pelle, il prurito e il bruciore diffusi o localizzati, a seconda dei diversi quadri clinici, a cui si possono accompagnare eritemi e lacerazioni in particolare nella parte inferiore delle gambe, su avambracci e mani. Nella stagione invernale i sintomi si acuiscono per via della bassa umidità sia negli ambienti chiusi (a causa degli impianti di riscaldamento) che all’aperto (per l’esposizione al freddo e al vento), predisponendoci allo sviluppo di eczemi irritativi o allergici, infezioni microbiche e nell’anziano, ulcerazioni.

Come curare allora la pelle secca e xerotica?

Se siamo consapevoli di soffrire di secchezza cutanea, dovremmo seguire delle regole base per tenere questo disturbo sotto controllo. Innanzitutto è bene fare al massimo una doccia al giorno, poiché l’acqua calda accentua la xerosi, utilizzando rigorosamente saponi non saponi o oli lavanti non aggressivi, che non depauperino ulteriormente il film idrolipidico. Bisogna poi fare attenzione ai tessuti irritanti, come la lana o certi capi sintetici. Un umidificatore può risultare utile soprattutto in inverno, per aumentare l’umidità degli ambienti chiusi. La pelle secca e xerotica ha poi bisogno di cure quotidiane specifiche: gli emollienti, ad esempio, sono indispensabili e vanno applicati con frequenza soprattutto dopo il bagno, quando la cute è umida e più morbida. Se il disturbo è particolarmente grave, meglio non impiegare prodotti profumati, poiché potrebbero irritare maggiormente, e utilizzare creme e unguenti a base di urea o rimedi specifici che aiutino a rimuovere le squame. Nei casi in cui vi sia infiammazione, il medico potrà prescrivere brevi cicli di corticosteroidi a bassa potenza, evitandone l’uso prolungato.

In farmacia, grazie alla disponibilità di numerosi principi attivi in formulazione topica, possiamo individuare le soluzioni più appropriate per ristabilire la giusta idratazione e la funzione barriera dell’epidermide.